Forni


"L'aspetto delle fiamme che ardono in quelle bolge, l'empito con che il metallo liquefatto sgorga per l'angusto foro apertogli a uscire…e le scintille, e il calore…dell'incendio, e l'abbronzato volto de' ciclopi che armati degli acconci utensili si adoperano a frenar con umida argilla lo straboccar del metallo, tutto ciò forma uno spettacolo che rammenta l'antro di Vulcano, da Virgilio si immaginosamente descritto".


D. BERTOLOTTI, Lettere da Telgate o sia viaggio in Val Calepio al Lago d'Iseo e ne' dintorni, Milano 1825


Il ferro delle miniere della Valle Camonica veniva colato nei forni fusori in forme irregolari e distribuito nelle fucine della Valle. I forni fusori risalgono all'epoca di inizio Quattrocento anche se abbiamo testimonianze della fusione del ferro per mezzo del basso-fuoco già in epoca preistorica.
I forni del ferro esistenti tra il XV e il XIX secolo si possono collocare nei seguenti paesi della Valle : Pisogne, Piano, Darfo, Braone, Cerveno, Capodiponte, Paisco, Cedegolo, Saviore, Berzo Demo, Malonno, Sonico, Corteno, Incudine.
Tra i documenti più significativi vi è l'Atto di fondazione del 1429 per la costruzione di un forno per il ferro nel Comune di Cerveno, una fonte storica unica in quanto illustra le modalità di costruzione di un forno fusorio. Posteriori sono quelli di Paisco Loveno e Pisogne. All'inizio del XVI secolo sappiamo che un altoforno comune fondeva da trentotto a quaranta quintali di minerale e circa venti quintali di ghisa. Per tale fusione servivano quaranta quintali di carbone. Nel Catastico Bresciano di Giovanni da Lezze per il 1609 si parla di sei forni esistenti in Valle Camonica. Nel 1676 una grande inondazione a Fraine e Gratacasolo distrusse l'altoforno ed uno nuovo venne costruito a Govine. Nel 1690 in Valle risultano attivi sei forni. Nel 1714 abbiamo cinque forni di fusione attivi (due a Pisogne, uno a Cerveno, Paisco, Malonno). Nella prima metà del XVIII secolo vi è una riduzione dell'attività nei forni di Cerveno e Malonno, mentre vennero applicate agli altiforni le trombe idroeoliche in luogo dei doppi mantici, così da insufflare aria compressa a più atmosfere. Nel 1752 i forni attivi erano sempre cinque e tre lavoravano tutto l'anno. Nel 1776 il numero dei forni salì a otto per diventare dieci nel 1782 (tre a Pisogne, uno a Cerveno, Cemmo, Corteno, Paisco, Loveno, Malonno e Stadolina). L'epoca del dominio veneziano rappresentò quindi per la Valle un momento intenso grazie all'apertura di nuovi forni e miniere. Con il passaggio nel 1806 al Regno d'Italia napoleonico, si aprì il nuovo forno di Allione con una tecnologia avanzata. Agli inizi dell'Ottocento, dai sette forni della Valle provenirono 230.000 pesi di ferro crudo. A metà dell'Ottocento le fonderie erano sei (a Cemmo e Cerveno, Pisogne, Berzo e Paisco, Malonno), le più produttive della Lombardia.