Storia e Territorio


"Narra una leggenda popolare camuna che quando il buon Dio ebbe plasmato il primo uomo, non sapendo che nome dargli, si guardò intorno nel Creato e, fermato lo sguardo sull'Adamello, pensò che non avrebbe potuto fare cosa migliore di chiamarlo in modo simile all'imponente massiccio, Adamo, e destinargli quale luogo dove prosperare insieme alla sua progenie la grande vallata ai piedi della maestosa montagna, la Valle Camonica .
Sulle grandi pagine di roccia della Valle Camonica non ci sono tracce lasciate da Adamo ed Eva, ma su di esse sono illustrati almeno 15.000 anni di storia dei popoli mediterranei e centro europei."

A. STEFANINI, in "Sortilegi di Valle Camonica", n.1, a. 2000.

La Valle Camonica si estende per l'intero bacino del fiume Oglio a monte del lago d'Iseo, esteso a quello del Dezzo. I due bacini sono accomunati da un unico aspetto idrografico, geologico-minerario e per le attività economiche legate all'attività metallurgica ed estrattiva
Il territorio della Valle Camonica si snoda a sud della linea Insubrica, il lineamento tettonico delle Alpi che corre dall'Austria al Canavese, attraversando il Tonale e la Valtellina. A nord dei paesi di Monno e Incudine comprende una parte del sistema australpino costituito da rocce di età pre-carbonifera. La zona della Valle Camonica dove è concentrata la maggior parte dei giacimenti metalliferi è quella attorno alla Concarena, nel centro della Valle. Verso questo antico atollo corallino convergono altre valli ricche di minerali di ferro : la Valle di Pescarzo, la Valle di Paisco, le Valli di Brandet e di Campovecchio e la Valle di Scalve.
La presenza di siderite ha fortemente contribuito allo sviluppo del territorio camuno. L'arte della metallurgia di età preistorica è testimoniata dall'arte rupestre della Valle Camonica dove sono rappresentate alabarde, asce, pugnali (III millennio). All'epoca del Bronzo Medio sono relative le immagini di guerrieri che impugnano le armi. Dell'Età del Ferro sono le immagini delle lance e delle spade. Nel Parco Archeologico di Naquane viene rappresentato un abilissimo fabbro nell'atto di battere col martello un lungo strumento (probabilmente una spada) su un incudine a forma di grande coppa. Vi sono inoltre resti di forno, scorie e resti coevi di un crogiolo a Dos dell'Arca.
La grande resistenza dei Camunni nei confronti dei Romani fu probabilmente dovuta alla sicurezza di aver pronte le armi, grazie alla presenza di molti giacimenti di ferro locali.
La prima testimonianza documentaria in cui è ricordata l'attività estrattiva è all'interno dell'Inventario altomedioevale del Monastero di S.Giulia di Brescia, datato agli anni 905-906, dove si parla della produzione derivata dalle miniere di ferro delle corti di "Vuassanigus" (Siniga di Bisogne) e di "Bradellas" (Piano).
Del 1291 è un arbitrato tra Brescia e la Valle in cui è segnalata la presenza di Matteo Visconti e nel 1299 vengono ribaditi alcuni diritti vescovili sui forni di Fraine e Pontasio. Dal XV secolo i documenti si fanno via via più frequenti e negli estimi del 1476 e 1492 risultano funzionanti ben sei forni camuni oltre ai due di Pisogne. A partire dal 1428 la Serenissima concedette alla Valle l'esenzione dai dazi governativi sulla ferrarezza, ma nel 1665 istituì un Magistrato delle miniere affinché sottolineasse il diritto regale sul sottosuolo. Nella prima metà del Settecento si avvertì la concorrenza del ferro austriaco, unitamente alle avverse condizioni climatiche. Nel 1738 lo straripamento di alcuni corsi d'acqua portò alla chiusura di trenta fucine.
Durante il dominio napoleonico vi fu un rilancio dell'industria locale, grazie ai consistenti ordinativi per gli armamenti. La crescita vistosa si ebbe fino al 1810, quando iniziò un processo di recessione, dovuto in parte all'arrivo di grandi quantitativi di ferro dalla Germania a prezzi bassissimi. I forni attivi rimasero sette e, dopo l'Unità d'Italia, si assistette alla concentrazione delle attività nelle mani di poche società che poterono permettersi ammodernamenti. Con la seconde metà dell'Ottocento ebbe inizio la trasformazione del settore siderurgico dalle forme artigianali a quelle spiccatamente industriali.