Nato da una iniziativa della Fondazione Civiltà Bresciana il museo ora fa parte del

 

Particolare degli edifici e degli interni dei capannoni ex Tempini destinati al Museo (Archivio Fondazione Micheletti)
Particolare degli edifici e degli interni dei capannoni ex Tempini destinati al Museo (Archivio Fondazione Micheletti)
Prospetto esterno di uno degli edifici in mattoni a copertura a shed (Archivio Fondazione Micheletti)
Prospetto esterno di uno degli edifici in mattoni a copertura a shed (Archivio Fondazione Micheletti)
Le macchine di varia provenienza del comparto meccano-tessile (Arch. Fondazione Micheletti)
Le macchine di varia provenienza del comparto meccano-tessile (Arch. Fondazione Micheletti)

 

Dedicato ad un antesignano della valorizzazione del patrimonio storico-industriale in Italia, approfonditamente delineato nei suoi contenuti e nei sui scopi, il Museo bresciano conta della fucina-museo di San Bartolomeo, mentre fra qualche anno si concretizzerà nel Museo dell'energia idroelettrica di Cedegolo e in un polo principale, il Museo del XX secolo, collocato nella prima, storica periferia industriale bresciana.

La realizzazione del Museo dell'Industria e del Lavoro, con la partecipazione della giovane ma ormai affermata Università, saldandosi con la realizzazione di un sistema a rete dei musei della tecnica (comprensivo dei siti e percorsi attrezzati), può fare del territorio bresciano un centro di eccellenza a livello europeo per la diffusione della cultura storico-scientifica e tecnico-industriale.

Sin dalle sue prime formulazioni il progetto ha definito la propria identità e i propri scopi in rapporto alle emergenze più significative del patrimonio storico-industriale della provincia e alle realizzazioni museali, alla delineazione di percorsi, alle iniziative di restauro e recupero di monumenti delle tradizioni produttive locali. Pur dedicato alla rappresentazione della modernità, di cui l'industrializzazione fu motore essenziale, il Museo si radica nella vicenda locale innanzitutto grazie al luogo scelto per la sua costruzione: una fabbrica emblematica del ciclo della prima industrializzazione, un edificio destinato a diventare esso stesso parte integrante dell'esposizione.

Si tratta di una delle poche fabbriche giunte sino a noi senza subire stravolgimenti radicali, almeno per il plesso individuato come sede del museo, composto da edifici di sicuro rilievo storico e di qualche interesse tipologico-architettonico.

Il Museo non si propone come un'esposizione di macchine né come un "museo della tecnica", bensì come un museo di storia sociale del Novecento. I temi del lavoro, dell'evoluzione tecnologica e dell'impresa industriale vengono affrontati in una prospettiva più generale, coniugando ricerca e divulgazione, e insieme fornendo un'offerta qualificata per un uso intelligente e piacevole del tempo libero.
Per l'entità delle superfici espositive (oltre 12.000 mq), per gli allestimenti e le tecniche espositive (innovative ed originali nei percorsi museali, con ampio uso delle nuove tecnologie ma in un contesto e con un patrimonio già esistente e "concreto"), il Museo non entra in competizione con alcuna istituzione museale operante nel nostro paese e si colloca entro il panorama delle più avanzate esperienze europee.

Anche per quanto riguarda le sezioni tematiche, il Museo affiancherà a quelle che ne traducono più direttamente il concept museale (Galleria delle Macchine, Brescia: un territorio dell'industria), altre sezioni che ne completeranno l'offerta, "diversificando" i pubblici di riferimento (Galleria del Novecento, Cinema e Comunicazione).
Un ruolo non secondario giocherà anche l'ambiente che accoglierà i visitatori, destinato a proporsi come una Vetrina dell'Innovazione e ad ospitare quindi mostre temporanee allestite in collaborazione con le imprese bresciane: ogni museo dedicato al mondo del lavoro non può che essere anche un museo del presente, e in quanto tale offrire un'immagine complessiva di un territorio, coniugando al racconto della sua vicenda e all'illustrazione del suo patrimonio storico il richiamo alle sue risorse produttive ed alla sua identità contemporanea.

© Fondazione Civiltà Bresciana 1998-2005